Recensione
Uscendo da Rovereto in direzione dell'eremo di San Colombano (e, molto più in là, del confine con il Veneto) è impossibile non imbattersi nell'omonimo ristorante, una vera e propria istituzione da queste parti. Merito di una consolidata gestione familiare, che punta tutto sulla cucina tipica locale abbinata a vini e materie prime del territorio. L'atmosfera risente di un arredamento un po' datato e di qualche trascuratezza nel servizio, ma l'indirizzo resta uno dei più validi per una panoramica sulle specialità trentine, a prezzi abbordabili anche se non bassissimi (intorno ai 40 euro per un pasto completo).
Si parte con un ottimo assortimento di antipasti, tra cui spiccano naturalmente i salumi tipici della zona: luganega trentina, prosciutto di cervo, lardo e l'immancabile speck, a cui si affianca anche la carne salada. Ben curati anche gli assaggi di formaggi, tra cui si distinguono il vezzena (prodotto a pochi km di distanza) e il Trentingrana. Tra i primi non manca qualche sorpresa, visto che ai classici canederlotti alle ortiche e ai più ordinari strozzapreti ai funghi si affianca la non così conosciuta pasta e fagioli alla trentina, con i borlotti passati anziché interi.
Tra i secondi almeno due piatti sono assolutamente da non perdere: gli stuzzicanti e abbondanti straccetti ai finferli, accompagnati da una robusta dose di polenta di Storo, e il delizioso filetto al Marzemino. Quest'ultimo è onnipresente anche in bottiglia, proveniente dalle più disparate cantine della zona. Inevitabile come dolce lo strudel di mele, nella stagione estiva si segnala anche un buon assortimento di gelati e semifreddi. Discreta varietà di grappe e amari per chiudere il pasto.