Recensione
Come per altri locali della provincia di Lodi, anche questo è stato visitato nel corso della benemerita Rassegna Gastronomica del Lodigiano, manifestazione che ormai da una ventina d'anni consente a curiosi e appassionati di degustare menu a prezzo fisso tipici del territorio. Fatta questa doverosa premessa, ci limitiamo a un giudizio sommario sulla cucina del locale che, nel resto dell'anno, ha un menu assai più "esterofilo" e meno legato alla tradizione. Il ristorante, che occupa i locali di un'antica cascina una volta usata come fornace, gode di un piacevole arredamento e di sale molto accoglienti, disposte su due piani; è molto conosciuto nella zona anche per la sua attività di pizzeria.
Venendo al menu della Rassegna, da annotare le porzioni piuttosto generose e una certa discontinuità nella qualità: complessivamente non memorabile, ma con un paio di "punte" di alto livello. Si inizia con un equilibrato piatto di antipasti comprendente salame lodigiano, lardo filettato (eccellente), frittata alle cipolle, cipollotti al Balseto (tipico condimento a base di aceto e mosto) e l'originale, ma non del tutto riuscito bignè ripieno di stracchino. Il bis di secondi è altalenante: non entusiasmano i ravioloni di brasato al burro erborinato, un po' troppo asciutti, mentre è davvero ottimo il risotto alla zucca con barbetta di Raspadüra di Tipico Lodigiano. Per chi ancora non lo sapesse, quest'ultimo è un formaggio locale di media stagionatura da "raspare" con la grattugia.
Il secondo proposto dalla casa, lo stracotto di manzo ai funghi, si rivela di discreto livello nonostante la presentazione tutt'altro che invitante; colpisce di più, però, il condimento a base di verzini lodigiani e verze, esemplare per la stagione autunnale. Completa il menu un bis di formaggi lodigiani serviti con composte della casa e miele locale. Come dolce si fa apprezzare la torta alle mele profumata al limone anche se l'abbinamento con gelato alla vaniglia non è adattissimo alla stagione. Tra i vini è naturalmente da privilegiare il Sancolombano, unica DOC della zona, ma si fa rispettare anche l'IGT Roverone imbottigliato dall'azienda agricola Nettare dei Santi.