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Voci dal Salone: Un brindisi con La Zia Ale

Pubblicato Giovedì, 01 Novembre 2012 12:13

“Scusi, è qui la Fiera della Birra?”. Un errore quasi veniale per i visitatori dell’edizione 2012 del Salone del Gusto, che tra uno stand e l’altro hanno visto spuntare come funghi decine di birrifici artigianali: lo specchio di quanto avviene nel paese, che nel giro di pochissimi anni ha scoperto un’insospettata vocazione birraria, trasformando migliaia di bevitori di Nastro Azzurro (absit iniuria verbis) in raffinatissimi selezionatori di pils e pale ale. Ma la gran moda della birra fai-da-te non rischia di portare il mercato alla saturazione? Non la pensa così Andrea Fralleoni, titolare della Free Lions Brewery di Tuscania, provincia di Viterbo: “Non siamo ancora arrivati a questo punto. Per il momento la grande diffusione del nostro prodotto ha solo aspetti positivi: effettivamente in ogni angolo del Salone si vede un espositore o un birrificio, e oltretutto ne mancano ancora tanti all’appello, anche fra quelli molto importanti a livello produttivo e di qualità. È un modo per mostrare al pubblico, e non soltanto agli esperti, che esiste un prodotto diverso da quelli di massa. Nei primi due giorni del Salone almeno la metà delle persone che si sono avvicinate al nostro stand non conoscevano per nulla la birra artigianale, o la conoscevano solo parzialmente: poterla presentare e spiegare è un fatto davvero positivo per tutto il movimento”.
Certo, qualche problema di concorrenza inizia a esserci: “La distribuzione delle birre – ammette Fralleoni – è molto legata ai nomi più facilmente spendibili, i birrifici nuovi fanno più fatica a inserirsi nel mercato. L’importante, però, è fare birre di qualità e soprattutto mantenere con costanza la produzione e le ricette. L’interesse da parte della ristorazione e dei locali, anche non specializzati, comincia a essere importante: ci auguriamo che ci sia spazio per tutti”.

Abbiamo intervistato Fralleoni perché il suo birrificio è uno dei promotori del progetto La Zia Ale, uno dei primi esperimenti di quella che potremmo definire “birra diffusa”: “A febbraio 2012 abbiamo fondato l’associazione ABI Lazio insieme ad altri 7 birrifici, con l’obiettivo di promuovere i prodotti del territorio: il disciplinare prevede che almeno il 70% degli ingredienti sia di origine regionale. Con il progetto La Zia Ale ci siamo spinti oltre: ognuno di noi ha creato una birra con lo stesso nome ma dalle caratteristiche diverse, l’unico comun denominatore è il fatto che ben il 90% degli ingredienti viene dal Lazio”.
Di volta in volta, ciascun birrificio ospita dunque una riunione molto speciale: “Le prime cotte le abbiamo fatte insieme – racconta Fralleoni – ritrovandoci per un momento di condivisione e di approfondimento. A oggi sono state prodotte 6 versioni: Birra del Borgo ha utilizzato il 100% di malto laziale e, al posto del luppolo, una miscela di cicoria, puntarelle e tarassaco. Quindi una birra che potrebbe essere considerata medioevale dal punto di vista delle speziature. Birradamare, a Fiumicino, ha introdotto dell’acqua di infusione di carciofi e del rosmarino, aggiunto a fine bollitura. A fine marzo è toccato a noi, che oltre al malto abbiamo anche il luppolo coltivato nel Lazio, grazie alla collaborazione con l’Università della Tuscia; in più abbiamo aromatizzato la birra con fiori d’alloro, per darle un importante carattere balsamico. La birra del Birrificio Turbacci di Mentana è caratterizzata dalla presenza di anice stellato, finocchietto selvatico e avena nera, che le dà una colorazione decisamente scura; quella dell’Itineris di Civita Castellana comprende nella sua ricetta papavero e radice di gramigna. In ordine cronologico l’ultima birra prodotta è quella del birrificio Turan che ha utilizzato a sua volta il luppolo della Tuscia, prediligendo lo stile Kölsch”. Mancano all’appello due birre, quelle dell’Atlas Coelestis di Roma e di Mister Malto a Ferentino: “Dovremmo riuscire a produrle in novembre – conclude Fralleoni – e, come per ogni nuova birra, le riproporremo tutte in degustazioni verticali per valutarle meglio. Sono completamente diverse una dall’altra e tutte molto interessanti”.

Ascolta l'audio dell'intervista