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Voci dal Salone: Un bicchierino di storia

Pubblicato Giovedì, 08 Novembre 2012 23:46

Quando si hanno alle spalle 165 anni di storia, affrontare i cambiamenti del mercato non è esattamente facile come bere un bicchier d’acqua. Pardon, di grappa. I Rossi d’Angera, “distillatori dal 1847” come recita il marchio, per avviare il restyling dell’azienda e ringiovanirne l’immagine si sono affidati ad Antonella Bocchino: un po’ come se, in una squadra di calcio, si fosse ingaggiato un Maradona come allenatore. E proprio la discendente della celebre famiglia di distillatori, in un incontro al Salone del Gusto di Torino, ci spiega cos’è cambiato nel modo di proporsi sul mercato dell’azienda varesina: “In realtà, a essere cambiato è tutto il mondo della grappa, che tra fine Ottocento e primi anni del Novecento era un prodotto piuttosto rude e spigoloso, e non ambiva certo a diventare un distillato d'eccellenza. Diciamo che serviva sostanzialmente a scaldare. Con il passare degli anni, invece, degustare un calice di grappa è diventato un piacere e dunque si è cercato in tutti i modi di ingentilirla, di renderla più morbida per i palati del pubblico, che via via diventavano sempre esigenti, anche grazie alle suggestioni provenienti da Oltralpe. La Rossi d’Angera ha percorso questa strada di ricerca continua, cercando di evolversi e adattarsi al mercato”. E così il prodotto base si è differenziato: “Oggi - continua Antonella Bocchino - presentiamo tra l’altro la linea Luxury Collection, composta da grappe di singoli vitigni, grappe affinate in barrique, grandissime riserve millesimate e alcuni liquori moderni e innovativi, a base di grappa ma ricchi di frutta e di sentori profumati e aromatici”.

Al Salone torinese la Rossi d’Angera è stata una delle tre aziende rappresentanti della provincia di Varese, che continua purtroppo – almeno finché esisterà – a confermarsi una “cenerentola” della gastronomia italiana. Se collochiamo la distilleria in questa area, però, non è soltanto per un capriccio della geografia: “Il legame con il territorio esiste ed è molto forte – spiega Antonella Bocchino – e proprio i liquori, gli ultimi nati, sono aromatizzati con una selezione molto attenta di erbe, di frutti, di mieli della zona di Varese: per esempio le erbe utilizzate per le infusioni dell’amaro, la ciresa (una piccola ciliegia di lago), le pesche di Monate o di altre produzioni locali… C’è molta attenzione, vogliamo fare dei nostri prodotti lo specchio del territorio”. E anche la presenza al Salone del Gusto rientra in questo processo: “Certo, siamo qui perché questo è il luogo giusto per valorizzare tutte le nicchie agricole e gastronomiche che sono l’espressione dei più diversi angoli del mondo; nicchie che danno lavoro alle popolazioni, ai contadini, agli agricoltori, dimostrando il risvolto etico e sociale che c’è nella promozione dei prodotti locali”.

Infine un argomento che sta molto a cuore ai produttori di distillati e liquori: in un momento in cui anche la clientela di bar e ristoranti appare sempre più raffinata ed esigente e dunque più ricettiva, i consumi rischiano in realtà di calare per via delle leggi sui consumi di alcool, che si sono abbattute come una mannaia sulle aziende del settore. “Come tutti gli spirits – ammette la Bocchino – purtroppo la grappa ha subito una battuta d’arresto per via delle norme sull’alcool alla guida. Quando ci abitueremo, si farà come in tutto il resto del mondo, dove si affitta un pulmino per andare a cena, oppure uno dei commensali estratto a sorte non beve e gli altri si godono la serata. Come in tutte le cose, l’Italia è sempre un po’ lenta a recepire le tendenze, ma sono sicura che alla fine ci arriveremo”.

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