Voci dal Salone: I miracoli di San Daniele
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- Pubblicato Martedì, 09 Novembre 2010 11:58
Ma come si fa a mantenere elevato il livello del prodotto con numeri così imponenti? "I controlli danno buone garanzie. Certo, è naturale che chi elabora 200 cosce a settimana le segua più attentamente di chi ne fa 5000, perciò il grande produttore tende a standardizzare il prodotto, mentre il piccolo punta sulla qualità anche a scapito della standardizzazione, quindi a volte si ritrova con prosciutti eccezionali e altri sotto la media. Le piccole aziende, inoltre, tendono a fare esperimenti particolari, magari andando al limite della salatura, e possono anche finire fuori dalle regole imposte dal disciplinare. Un esempio può chiarire il tutto: una volta, quando non c'erano le celle di refrigerazione, a San Daniele si salava solo d'inverno. D'estate venivano prodotti dei prosciutti buonissimi, con profumi eccezionali, però il numero degli scarti rispetto ad allora è diminuito in maniera incredibile". Insomma, la standardizzazione elimina le punte più alte ma anche quelle più basse, come spesso accade; si tratta però di un processo indispensabile anche per soddisfare l'enorme richiesta dall'estero. "Abbiamo un mercato importante - spiega Leonarduzzi - sia in America, sia in Giappone, dove il nostro prodotto è molto apprezzato; e poi in Europa, anche se bisogna fare un distinguo. In Francia, infatti, il prosciutto piace perché la cultura enogastronomica è molto simile alla nostra; in Germania invece il successo è legato all'amore per i prodotti italiani in sé, quindi c'è il rischio che qualcuno ci copi e dia il nome di San Daniele ad altri prosciutti".
Un altro pericolo, forse non così remoto, è che i gusti degli acquirenti stranieri possano modificare le modalità di produzione: "Questo lo evitiamo grazie ai controlli, per fortuna il Consorzio impone regole che sono identiche per i piccoli e i grandi produttori: il test sulle materie prime, ad esempio, viene effettuato sempre sul 50% delle produzioni. Si cerca in tutti i modi di standardizzare anche in questo senso. Poi è naturale: se fanno i soldi falsi, magari qualcuno fa anche il San Daniele falso, è già successo". Infine il Salone del Gusto: le piccole aziende lo trovano fondamentale per farsi conoscere, ma un marchio già noto quali benefici può trarne? "Tantissimi - risponde convinto Leonarduzzi - perché le fiere di settore possono servire, ma alla fine quello che conta è il parere del pubblico. Il Salone ci permette di raggiungere innanzitutto le scuole, i bambini, che bisogna educare fin da piccoli a riconoscere il gusto delle cose buone. Mio figlio la sera quando torna da scuola mi chiede spesso: mi affetti del prosciutto? Giuro che non gliel'ho imposto, è lui a chiederlo e io glielo dò volentieri, piuttosto che lasciargli mangiare merendine o... altre cose che non nomino".
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