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Vini Buoni d'Italia 2005

Pubblicato Venerdì, 13 Gennaio 2006 21:41
Sono anni assai difficili per il "made in Italy": il mito dell'artigianato e della manifattura italiana di qualità superiore sembra attraversare un periodo di decadenza. Forse l'unico settore che tiene viva la "resistenza" è quello gastronomico-enologico, in cui i prodotti della tradizione locale sono sempre più protetti e studiati per continuare a offrire quel valore aggiunto che nessuno può copiare: la storia. Con questo spirito nasce Vini Buoni d'Italia, una guida vinicola - diciamolo: l'ennesima - che punta tutto sui vitigni autoctoni delle regioni italiane, indicando per ogni zona una ristretta rosa di DOC e DOCG e un'ancor più severa selezione di cantine che le propongono. Il tutto con il fine ultimo di salvaguardare la purezza delle etichette e conservare l'autorevolezza che le rende celebri, come spiega nell'introduzione Giorgetto Giugiaro, uno che in tema di made in Italy qualche competenza ce l'ha.

Insomma la guida di Mario Busso e Carlo Macchi, edita da Gribaudo (690 pagine per 20 euro) si è presa sulle spalle una missione non indifferente, e a giudicare dai risultati delle vendite delle prime due edizioni (quella da noi recensita è la seconda, l'annata 2005) l'ha svolta con grande successo. Ma non si tratta dell'unico punto di forza del volume. Un altro caposaldo è l'uso di un linguaggio semplice, che rispetta e non tradisce il gergo dell'enologia ma d'altra parte non pretende una competenza da sommelier da parte del lettore; si rivolge dunque a un pubblico allargato, sperando di coinvolgere anche quei consumatori che il vino lo vedono solo raramente in cantina, più spesso al supermercato, e che non si possono definire grandi esperti pur conoscendo la differenza tra un Barbera e un Chianti. Ma al di là dei tentativi di semplificazione, la serietà e la ponderatezza delle valutazioni non sono in discussione. Ogni vino è selezionato in base a quattro parametri: qualità, corrispondenza vino-vitigno (ovvero la riconoscibilità di cui si parlava sopra), bevibilità e imbottigliatura (la scelta della guida è quella di recensire solo vini già imbottigliati, gli stessi che si trovano in commercio). Questa valutazione sfocia poi in un punteggio che va da 1 a 4 stelle: soltanto i migliori vini accedono alle selezioni finali e, fra questi, davvero pochi - in media 5 o 6 per regione - si guadagnano la "Corona" che contraddistingue i migliori in assoluto.
Nel complesso la guida appare curata, non molto maneggevole ma in compenso estremamente completa: per ogni cantina sono indicati un'infinità di parametri quali numero delle bottiglie prodotte, possibilità di visita su appuntamento, eventuale disponibilità alberghiera, appartenenza al Movimento del Turismo del Vino, produzione di vini biologici eccetera. Inoltre i vini sono suddivisi a seconda del prezzo e del periodo di conservazione consigliato.