Osteria del Campanile
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Indirizzo
Via / piazza
via Cadelazzi 1
Città
Torrazza Coste
Regione
Lombardia
Provincia
Pavia
Informazioni
Giorno di chiusura
nessuno
Orari
mezzogiorno, da venerdì a domenica anche sera
Coperti
60
Prezzi
35-40 €
Carte di credito
Sì
Contatti
Telefono
0383-77393
Telefono alternativo
347-8452526
Sito internet
E-mail
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Opinione autore
Osteria del Campanile
2013-04-04 08:53:48
Locuste
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Recensione
Data di visita
Marzo 29, 2013
Recensione
Una vecchia osteria che, col tempo, ha saputo diventare qualcosa di più senza mai snaturare la sua filosofia: se si cerca un modello per unire innovazione e tradizione, forse il posto giusto dove trovarlo è proprio il locale gestito da Manolo ed Elisabetta (Liz), eredi di una famiglia che cura l'Osteria del Campanile fin dal 1972. Il contesto è il più tipico che si possa immaginare: il classico bar-trattoria di paese, a un passo dalla piazza centrale di Torrazza Coste, minuscolo borgo dell'Oltrepò che non raggiunge i 2000 abitanti. Un "piccolo mondo antico" destinato a rimanere sempre uguale a se stesso, e invece i titolari hanno saputo farlo crescere con intelligenza, coniugando i sapori della tradizione (e gli ingredienti dei produttori locali) con qualche salutare tocco di fantasia. L'aspetto da sottolineare è soprattutto la cantina, fornita e curata con le migliori bottiglie della zona: non solo vini ma anche qualche birra artigianale, ricercata e di qualità, e numerosi liquori e grappe. Servizio inappuntabile per precisione e cortesia, prezzi onesti (primi 8 euro, secondi 12-16).
Il menu si apre con una serie di antipasti che espongono alla perfezione il concetto base del locale: da una parte i classicissimi salumi dell'Oltrepò (imperdibile il salame, ovviamente), la tartare di fassona, il crostone con toma e radicchio, dall'altra qualcosa di meno convenzionale come lo sformatino ai due cavoli con fonduta di carote o, in stagione, lo sperimentale "assaggio d'inverno", un mix di finocchi, arance, valeriana e farina di pistacchi con semi di sesamo. La dicotomia si ripropone nei primi: quasi un escalation dai seminali ravioli della tradizione agli gnocchi di noci con battuto di noci e rosmarino, passando per i troccoli di amatrice fino ad arrivare agli impensabili (in questo habitat) tagliolini al cacao ai due spada. In mezzo, le interessanti lasagne ai carciofi e Casanova, denominazione che include anche il pecorino a scaglie; piatto in verità un po' da perfezionare perché l'abbinamento rischia di soffocare il sapore delicato della verdura.
I secondi non sfuggono allo scoperto "gioco" dei contrasti: lo stracotto tradizionale fa da contraltare al più ambizioso tournedos di filetto di manzo con crema di sedano e zola, o ai calamari ripieni su vellutata di piselli. Ottimo il plateau di formaggi con miele e composte, interessante anche il filetto di maiale e mele, ma da migliorare la cottura. Dolci sulla carta più ordinari, anche se il tiramisù della casa è una versione rielaborata e la torta alle mele della Val Schizzola (a pochi chilometri dal ristorante) una piccola chicca; in alternativa, meringata e bonet. Un capitolo a parte, come già detto, lo meritano i vini, tra cui citiamo a titolo di esempio i due Pinot Nero "Brugherio" del Marchese Adorno e "Costa del Nero" del Conte Vistarino, vinificato in parte in legno. Diverse le birre disponibili: artigianali, come quelle del Birrificio del Borgo, e non (vedi l'interessante Menabrea Top Restaurant). Ottime le grappe, tra cui si segnalano quelle di Nebbiolo, e piccola scelta anche di amari locali.
Il menu si apre con una serie di antipasti che espongono alla perfezione il concetto base del locale: da una parte i classicissimi salumi dell'Oltrepò (imperdibile il salame, ovviamente), la tartare di fassona, il crostone con toma e radicchio, dall'altra qualcosa di meno convenzionale come lo sformatino ai due cavoli con fonduta di carote o, in stagione, lo sperimentale "assaggio d'inverno", un mix di finocchi, arance, valeriana e farina di pistacchi con semi di sesamo. La dicotomia si ripropone nei primi: quasi un escalation dai seminali ravioli della tradizione agli gnocchi di noci con battuto di noci e rosmarino, passando per i troccoli di amatrice fino ad arrivare agli impensabili (in questo habitat) tagliolini al cacao ai due spada. In mezzo, le interessanti lasagne ai carciofi e Casanova, denominazione che include anche il pecorino a scaglie; piatto in verità un po' da perfezionare perché l'abbinamento rischia di soffocare il sapore delicato della verdura.
I secondi non sfuggono allo scoperto "gioco" dei contrasti: lo stracotto tradizionale fa da contraltare al più ambizioso tournedos di filetto di manzo con crema di sedano e zola, o ai calamari ripieni su vellutata di piselli. Ottimo il plateau di formaggi con miele e composte, interessante anche il filetto di maiale e mele, ma da migliorare la cottura. Dolci sulla carta più ordinari, anche se il tiramisù della casa è una versione rielaborata e la torta alle mele della Val Schizzola (a pochi chilometri dal ristorante) una piccola chicca; in alternativa, meringata e bonet. Un capitolo a parte, come già detto, lo meritano i vini, tra cui citiamo a titolo di esempio i due Pinot Nero "Brugherio" del Marchese Adorno e "Costa del Nero" del Conte Vistarino, vinificato in parte in legno. Diverse le birre disponibili: artigianali, come quelle del Birrificio del Borgo, e non (vedi l'interessante Menabrea Top Restaurant). Ottime le grappe, tra cui si segnalano quelle di Nebbiolo, e piccola scelta anche di amari locali.
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