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Agriturismo Finagliosu
2012-05-19 23:27:00
Locuste
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Recensione
Data di visita
Agosto 08, 2009
Recensione
Da una parte i paesaggi incontaminati dell'Argentiera, dall'altra, in lontananza, le acque cristalline di Stintino: ammesso che si riesca ad arrivare prima che scenda la sera, raggiungere l'agriturismo Finagliosu e gustarsi il magnifico panorama dei dintorni è un'esperienza che apre il cuore. Il locale di Gavino Ventura, ricavato da un vecchio "cuile" di pastori, è uno dei pochissimi edifici di quest'angolo di Nurra, ancora quasi inesplorato nonostante qualche fallito tentativo di speculazione. L'agriturismo, che per fortuna offre ai suoi ospiti anche camere per la notte a prezzi concorrenziali, in cucina opta per un menu a prezzo fisso (26 euro) decisamente tradizionalista, con pochissime varianti. Non tutto è all'altezza delle attese, ma il servizio rapido ed efficiente e le porzioni abbondanti sono un valore aggiunto.
Com'è d'uso in questi casi, si inizia con un'interminabile serie di antipasti: tra questi non possono certo mancare gli affettati (salsiccia, salame, lardo e pancetta) e le verdure sott'olio, ma fanno capolino anche fritturina di verdure (melanzane, zucchine, carciofi), ricotta, il classico formaggio spalmabile. Un piccolo tocco di originalità lo forniscono le melanzane al sugo di pomodoro e i fegatini. Il rosso della casa servito in capienti brocche non è nulla di indimenticabile, ma un bicchiere ci vuole prima di affrontare il doppio primo: ravioli di ricotta e gnocchetti al sugo, proposti insieme in un ampio vassoio. Per la verità la portata meno convincente, con il sapore eccessivamente forte e "selvatico" del ripieno dei ravioli che finisce per coprire tutto il resto.
Si passa al secondo e protagonista è, ovviamente, l'immancabile porcetto. Il piatto più conosciuto della cucina sarda è presentato in una versione più che discreta: nulla di eccepire sulla cottura, ma per quanto riguarda il sapore si è gustato di meglio. Il maiale, comunque, è accompagnato da ampie porzioni di pecora in umido, tanto per non lasciare nulla di intentato: piatto assai poco estivo, ma efficace. Dopo un tale pasto rimane giusto lo spazio per qualche dolce tradizionale, tiricche e pabassinas su tutti, e poi non resta che abbandonarsi al caffè e a un digestivo degno di questo nome: mirto fatto in casa e un soddisfacente filu 'e ferru.
Com'è d'uso in questi casi, si inizia con un'interminabile serie di antipasti: tra questi non possono certo mancare gli affettati (salsiccia, salame, lardo e pancetta) e le verdure sott'olio, ma fanno capolino anche fritturina di verdure (melanzane, zucchine, carciofi), ricotta, il classico formaggio spalmabile. Un piccolo tocco di originalità lo forniscono le melanzane al sugo di pomodoro e i fegatini. Il rosso della casa servito in capienti brocche non è nulla di indimenticabile, ma un bicchiere ci vuole prima di affrontare il doppio primo: ravioli di ricotta e gnocchetti al sugo, proposti insieme in un ampio vassoio. Per la verità la portata meno convincente, con il sapore eccessivamente forte e "selvatico" del ripieno dei ravioli che finisce per coprire tutto il resto.
Si passa al secondo e protagonista è, ovviamente, l'immancabile porcetto. Il piatto più conosciuto della cucina sarda è presentato in una versione più che discreta: nulla di eccepire sulla cottura, ma per quanto riguarda il sapore si è gustato di meglio. Il maiale, comunque, è accompagnato da ampie porzioni di pecora in umido, tanto per non lasciare nulla di intentato: piatto assai poco estivo, ma efficace. Dopo un tale pasto rimane giusto lo spazio per qualche dolce tradizionale, tiricche e pabassinas su tutti, e poi non resta che abbandonarsi al caffè e a un digestivo degno di questo nome: mirto fatto in casa e un soddisfacente filu 'e ferru.
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